Ho un legame forte con la mia città. Ho scelto di scommettere su Napoli e continuo a farlo, anche se a volte è difficile vivere e fare impresa dove tutto è più complesso. Dai servizi quotidiani negati alle difficoltà per chi scommette su se stesso».
Daniela Danesi, stilista napoletana made in Vomero, sorride e non rinuncia a qualche critica sulla sua città, rievocando la sua lunga carriera.
Prima, il passaparola tra le sue clienti dell’alta società.
Poi il lancio sullo scenario nazionale. Nel 2006 sfila a New York con una collezione ispirata al cinema americano. Dal 2010 al 2012 è partner tecnico del Teatro di San Carlo; tra le realizzazioni gli abiti del coro delle voci bianche. Nel 2015 la Regione le conferisce il titolo di maestro artigiano.
È reduce dall’ultima sfilata per Altaroma International Couture, con la collezione “Elegance in bloom” ispirata ai fiori e alla leggerezza di eleganza, pizzi e ricami.
Signora Danesi, si considera soddisfatta del successo raggiunto?
«Ho una collezione di circa 100 completi, dedico ore e ore alle mie clienti ogni giorno, la mia platea si estende sempre di più grazie al passaparola. Sono soddisfatta, certo. Il mio lavoro mi appassiona. Ma è proprio per questo che punto a crescere ancora».
Lo scorso 27 gennaio ha presentato a Roma la sua seconda collezione di alta moda. È questo l’ambito in cui vuole crescere?
«Sì. Sono molto interessata a produrre abiti dalle linee sontuose, ispirati ai favolosi anni Cinquanta e fino ai nostri giorni. Ho presentato abiti eleganti e moderni, realizzati in leggerissimi tessuti in tulle ricamati con fiori a merletto, dai colori grigi porcellanati e argenti ed esaltati da paillette o ramage di fiori nei colori delle porcellane di Limoges, come broccati che ricordano il Re Sole. Ma anche abiti gipsy o dalle linee pulite, stampe a foulard o pois stampati su georgette »
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I tessuti sono il suo pezzo forte…
«Sì. La mia forza è la qualità dei tessuti, i tagli sartoriali e il servizio che offro a tutti. Personalizzo il capo per ciascuna cliente, passo ore con ognuna, per cercare il capo più giusto e valorizzarla. E loro lo apprezzano. Ma finora ho lavorato nel pret-a-porter e nella maglieria. Il salto verso l’alta moda è altra cosa…».
È facile sognare l’alta moda restando a Napoli?
«Certo che no».
Ha mai pensato di lasciare la città per cercare il successo nazionale?
«Ho scelto di restare qui perché questa città mi premia da sempre ed è il posto in cui sono nata, a cui sono molto legata. Da Napoli al mondo è necessario un salto da un trampolino che non può essere certo la città per sua posizione geografica. Ma cercherò di conciliare la mia presenza qui, nel mio atelier che non abbandonerò, e la necessità di spiccare il volo verso le passerelle dell’alta moda».
Cosa rimprovera a Napoli?
«È complicato vivere qui, ho trovato continui ostacoli come imprenditrice, non sono nemmeno riuscita a sfilare in un palazzo storico pubblico, mi sarebbe molto piaciuto. Come cittadina la vita non è altrettanto facile, non ci sentiamo tutelati e spesso sentiamo esposti. Ma amo troppo Napoli per pensare di abbandonare tutto e andare via da questa città».
Qual è il segreto del suo successo?
«Ho abiti sartoriali di alta qualità e li vendo a prezzi non esorbitanti. Sono sempre andata incontro alla clientela sui prezzi. La mia politica è vendere in quantità senza mai rinunciate ai tagli e alla selezione delle stoffe».
Come ha cominciato questo mestiere?
«Da bambina ho vissuto in una famiglia in prevalenza femminile, con mia mamma e mia nonna Olimpia, un personaggio da fiaba a cui devo tutto. È lei ad aver assunto una sarta in casa per farci cucire dei vestiti su misura. Ho imparato dalla sarta Jole tagli, misure, tessuti, la guardavo per ore cucire alla macchina Singer. E la imitavo. Tagliavo e cucivo abiti per le mie bambole. Le mie prime clienti sono state mia madre e mia nonna».
Poi, però sono arrivate clienti vere…
«Giocavo a bridge al circolo di via Orazio e indossavo i miei abiti. Le amiche mi chiedevano “Dove lo hai comprato?” e io rispondevo “L’ho fatto io”. Così le ho invitate a casa dei miei.
Avevo 23 anni. In questo modo è cominciata la mia avventura.Mi occupo personalmente di stoffe e lane, viaggio spesso per andare a trattare con le aziende artigiane del Nord. Acquisto le sete a Como, i tessuti a Biella, Prato, le lane a Busto Arsizio. Scelgo la qualità, la riconosco grazie all’esperienza ventennale, la riconosco. Non è facile trovare tessuti puri di questi tempi ma combatto per restare me stessa, fedele al principio con cui ho cominciato: preservare la qualità».
E in tempi di globalizzazione questo fa la differenza?
«Certamente, è la carta vincente. Perché in tempi in cui vige l’abbigliamento massificato, uguale per tutti, chi vuole differenziarsi anche nello stile di tutti i giorni, viene da me e trova una sponda. Così, grazie al passaparola delle mie clienti, io sono cresciuta in questi 20 anni. Ognuna raccontava di me e mostrava i miei vestiti, il look da pomeriggio, quello da aperitivo, da sera, elegantissimo. Le mie clienti amano accomodarsi nel mio atelier, provare i miei abiti che seleziono personalmente per ciascuna di loro. Sanno bene che i miei consigli servono per valorizzare ciascuna di loro».
Quali sono le passioni che coltiva nel tempo libero?
«Amo il mare e appena posso fuggo sulla spiaggia, a guardare le onde. È il mio posto ideale».
Quali libri legge?
«Amo leggere libri di moda, cataloghi di grandi stilisti. Spesso sfoglio riviste specializzate per vedere le ultime collezioni, confrontarle, comprendere e imparare.
Insomma non smetto mai di lavorare, la mia passione mi insegue anche nel tempo libero».
di TIZIANA COZZI – REPUBBLICA
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